Ipoacusie

Ipoacusie e disturbi dell’udito

La funzione uditiva si sviluppa in rapporto alla necessità di mettere in comunicazione l’organismo con l’ambiente circostante con particolare riferimento a due aspetti specifici:

  • 
funzione di allarme: l’udito è una delle funzioni del nostro organismo attiva 24 ore su 24 (anche durante il sonno)
  • funzione di comunicazione con altri esseri viventi

La sua diminuzione (ipoacusia) o perdita (anacusia se monolaterale, cofosi se bilaterale) comporta notevoli limitazioni comportamentali e sociali, ed è una delle patologie più presenti nella nostra società. La sua prevalenza varia da circa lo 0,2% sotto i 5 anni di età ad oltre il 40% sopra i 75 anni.
In base all’epoca di insorgenza le ipoacusie possono essere classificate in:
congenite, cioè presenti alla nascita, e acquisite cioè insorte successivamente: preverbali se insorte prima dello sviluppo del linguaggio e postlinguali se insorte dopo lo sviluppo del linguaggio. Bisogna precisare che tale distinzione non fa riferimento alla causa dell’ipoacusia.
 L’ epoca di insorgenza è un fattore importante da conoscere forse più della causa della menomazione, quasi sempre non suscettibile di alcuna guarigione, poiché condiziona l’apprendimento del linguaggio. Infatti, una perdita dello udito, acquisita prima dello sviluppo della parola equivale, in pratica, ad una perdita congenita.


Per quanto attiene la eziologia delle ipoacusie, numerose cause possono essere annoverate. La classificazione di tali ipoacusie riveste una notevole importanza ai fini preventivi ed ancora oggi quella più aderente alla realtà e’ quella proposta da Goodhill, che schematizza le ipoacusie congenite in:

  • Ereditarie: ipoacusie in cui è riconosciuta un’anomalia cromosomica. Si può affermare che il 75/80% dei casi di deficit ereditario dell’udito sia legato a geni autosomici recessivi e che il 20/25% sia legato al contrario a geni dominanti.
  • Acquisite:
    > Prenatali: tossiche: esogene, endogene
infettive: parassitarie,batteriche,virali
    > Perinatali: ipossia, ittero
    > Post-natali: infettive, traumatiche, tossiche

Di non minore importanza e’ la determinazione della localizzazione della lesione che ha indotto l’ipoacusia. Infatti una perdita uditiva legata ad un difetto di trasmissione può, almeno nella maggior parte dei casi, essere trattata e regredire: la diagnosi precoce e’ di fondamentale importanza per attuare gli interventi del caso prima dell’acquisizione del linguaggio.
In rapporto alla localizzazione possiamo sinteticamente classificare le ipoacusie in quattro gruppi:

  • Trasmissive
  • Neurosensoriali, cocleari e centrali
  • Miste
  • Funzionali

Ipoacusie trasmissive

Si parla di ipoacusia trasmissiva quando lo stimolo sonoro per motivi puramente meccanici non può raggiungere le cellule uditive. Ciò può essere dovuto ad una semplice ostruzione del condotto uditivo esterno per la presenza di un tappo di cerume o ad una alterazione del meccanismo di trasmissione del suono operante nell’orecchio medio, per esempio la presenza di secrezioni sieromucose nella cassa timpanica come ad esempio l’otite media secretiva che è molto frequente nel bambino. L’entità della perdita uditiva per un problema di tipo trasmissivo non può eccedere i 60dB.

Ipoacusie neurosensoriali

Definite anche recettive o percettive, sono conseguenti ad un danno delle cellule uditive o delle fibre del nervo acustico. La più frequente tra le ipoacusie neurosensoriali cocleari è la presbiacusia nella quale il deficit uditivo è dovuto all’invecchiamento e progressiva diminuzione delle cellule uditive. Il trauma acustico cronico e l’uso di farmaci tossici per le cellule uditive sono altre due cause frequenti. Fra le cause di ipoacusia neurosensoriale generalmente monolaterale non vanno dimenticate la sordità da infezione virale e le forme conseguenti a danno ischemico.
Il neurinoma del nervo acustico, tumore benigno che si sviluppa dall’ottavo nervo cranico (nervo stato-acustico), seppure poco frequente (circa 1 ogni 100.000 abitanti), può essere una possibile causa di ipoacusia recettiva e deve essere sempre ricercato ed escluso in ogni asimmetria uditiva neurosensoriale.
Un cenno a parte meritano le forme neurosensoriali centrali. Sono così definite le ipoacusie in cui il danno è localizzato a livello del tronco dell’encefalo o di strutture ad esso superiori. In questi casi la difficoltà del soggetto affetto è legata alla comprensione del segnale verbale. Tra le più note forme di ipoacusia centrale possiamo annoverare la neuropatia uditiva. In essa il soggetto presenta la concomitanza di normali otoemissioni acustiche e assenza/alterazione dei potenziali evocati uditivi verosimilmente a causa di una desincronizzazione della trasmissione lungo le vie uditive. Si usa il termine sordità centrale completa quando non si rileva alcuna soglia uditiva per i toni puri, mentre si parla di agnosia uditiva come dell’incapacità di identificare i suoni pur in presenza di una soglia normale. Si parla di agnosia uditivo verbale o sordità per le parole quando è presente solo l’incapacità a decodificare il codice fonologico. In questa forma la capacità di leggere, scrivere e parlare rimane normale. Un altro tipo di sordità per le parole coinvolge i bambini che sviluppano un’epilessia delle aree uditive, la così detta afasia epilettica o Sindrome di Landau-Kleffner. Bisogna considerare che spesso queste diverse entità cliniche possono sovrapporsi o modificarsi nel tempo.

Ipoacusie miste

Si considerano miste le ipoacusie nelle quali si associa una componente neurosensoriale ad una trasmissiva. L’esempio più frequente è quello di un anziano con ipoacusia neurosensoriale di tipo presbiacusico cui si forma un tappo di cerume. Naturalmente questa definizione vale anche per l’associazione tra una ipoacusia trasmissiva ed una centrale e tutte le possibili combinazioni.

Ipoacusie funzionali

Sono definite funzionali le ipoacusie nelle quali non è presente alcuna alterazione nel meccanismo di trasmissione e recezione del suono ma nelle quali il paziente ignora lo stimolo uditivo, o per simulazione o per problemi di natura psichiatrica.
In base all’entità del deficit le ipoacusie possono essere distinte in:

  • NORMOACUSIA < 25 dB
  • IPOACUSIA LIEVE 25-40dB
  • IPOACUSIA MEDIA 40-60dB
  • IPOACUSIA MODERATA 60-70dB
  • IPOACUSIA GRAVE 70-90dB
  • IPOACUSIA PROFONDA > 90dB

Il problema della protesizzazione acustica: la riabilitazione protesica
l’approccio protesico per risolvere un problema uditivo si avvale dell’applicazione di apparecchi acustici la cui funzione è quella di amplificare i suoni ad un livello e in un modo tale da permettere alla persona ipoacusica di utilizzare il suo udito residuo in modo efficace.
Ai fini di una corretta protesizzazione acustica è indispensabile una precisa valutazione delle caratteristiche qualitative e quantitative dell’udito del paziente; a tal fine è indispensabile, prima di giungere ad una indicazione protesica l’esecuzione di specifici esami definiti nel loro insieme come “prove di audiometria protesica” o “studio del campo dinamico dell’udito”

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